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Immagine del redattoreEzio Delli Ponti

Nascita della medicalizzazione…

Nel tempo si è plasmato il concetto di medicina come oggi lo conosciamo: sono intervenuti i governi e le leggi a disciplinare finalmente il mondo della malattia. La tecnologia soprattutto nel campo della diagnosi fa da padrona. Le scoperte si susseguono a velocità galoppante tale per cui potremmo dire che le conoscenze scientifiche di uno studente, probabilmente saranno già obsolete nel momento della sua laurea. Gli ospedali e la sanità in generale sono iper-strutturati, le mansioni sono sempre più specializzate ed i corsi di laurea sono lunghi, obiettivamente difficili ed a numero chiuso: gli allievi devono imparare a memoria un’infinità di nomi, tra anatomia, sintomi, malattie e farmaci.

Tra innumerevoli associazioni è stato fondato l’ordine dei medici, una struttura a corpo unico dettante regole e comportamenti in sintonia con il legiferatore e magistralmente con le case farmaceutiche. Alcune di queste, con investimenti di denaro a cifre stratosferiche, hanno scippato agli stati la possibilità di condurre ricerche scientifiche, fornendo supporto di vario tipo anche nel campo dell’istruzione dei medici in corso d’opera e di quelli futuri. Da diverso tempo ormai la sanità è entrata nel campo dell’intrattenimento, offrendo video, film, canali e serial TV dedicati. La rivista British Medical Journal ha riportato che nel mondo ci sono oltre 30.000 riviste mediche. I social media sono attualmente controllatissimi affinché vengano diffuse informazioni avvallate principalmente dal mondo scientifico ufficiale. Ma non dobbiamo dimenticare che la cura della salute tradizionale nel mondo occidentale, seppur ricchissima di raggiungimenti scientifici, rimane tuttavia un’avventura sperimentale: essa è e sarà sempre basata sul concetto di “guerra al male”. Ad una malattia se ne crea un’altra opposta, da cui appunto il termine allopatia. Ma come abbiamo visto anche in passato, questo atteggiamento ha portato estremizzazioni ed interventi non necessari.

A partire dai singoli pazienti fino ad intere popolazioni, vengono condotte sperimentazioni guidate principalmente dal lucro senza vero interesse o preoccupazione verso gli inevitabili effetti collaterali, derivanti da ricerche di tale portata. Tutto questo, infatti, ha portato i farmaci e le cure errate ad essere tra le prime cause di morte nel mondo. Il medico danese Peter Gotzsche descrive molto bene quello che il sistema sanitario mondiale è diventato. Nel suo libro “Medicine letali e crimine organizzato”, denuncia a viso aperto le multinazionali del farmaco paragonandole e vere e proprie organizzazioni di stampo criminale, dove la parola d’ordine è “vendere!”. Reclami, slogan, cartelloni che pubblicizzano farmaci sono diffusissimi nel mainstream mondiale, e negli Stati Uniti vengono promossi anche quelli con obbligo di prescrizione medica. Il settore farmaceutico spende più denaro per il marketing che per la ricerca, ci conferma dati alla mano il medico inglese Vernon Coleman. D’altronde è la legge del mercato: all’aumentare della domanda, l’offerta deve aumentare.

Non è raro che normalissimi processi vitali o problemi di tipo personale, rischi, sintomi rari e lievi, vengono tutti spacciati per malattie potenzialmente gravi, come accade anche nel mondo della cura psicologica. Tant’è che nel breve tempo, è probabile che il sistema sanitario curerà farmacologicamente anche chi è sostanzialmente e formalmente sano (ricorda qualcosa?).

Osservando i dati a nostra disposizione, è evidente che l’atteggiamento convenzionale in questo momento storico manifesta tutte le sue più grosse criticità: le malattie aumentano ed il benessere generale della società non tende a migliorare, a differenza di quanto viene proclamato; seppur per diverse cause, siamo sempre più malati. Molti potrebbero pronunciarsi sul fatto che l’età media è aumentata rispetto al passato. In risposta, è utile comprendere che questo dato è il risultato dell’abbassamento della mortalità infantile e conseguenza del miglioramento della qualità di vita: condizioni economiche favorevoli, meno ore di lavoro, migliore alimentazione, areazione delle abitazioni, frequenti viaggi e igiene nettamente migliorato, conseguenza del progresso e della consapevolezza civile.

Ma nonostante le evidenti anomalie che emergono dall’interventismo, il pensiero critico nei suoi confronti non è mai ben accetto e fa fatica a venire a galla. Sempre più scienziati ed illustri studiosi “non allineati” vengono messi da parte. Eppure, la storia racconta che è stato proprio il pensiero critico a condurre l’esperimento scientifico: è il dubbio a permettere l’evoluzione dell’uomo.

Così, un barlume di speranza si accende quando in tantissimi nel mondo si rendono conto dei grossi limiti che il trattamento allopatico dimostra. Dall’esigenza di una visione più olistica del sintomo e dal bisogno di una cura che presenti meno conseguenze indesiderate, nascono le terapie alternative. Tuttavia, anche in questo caso, ci sono alcuni fattori che necessitano analisi e profondità di pensiero poiché il business del sintomo cambia forma, ma non i suoi contenuti.

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