“I cosiddetti sintomi della malattia sono manifestazioni di un principio intrinseco all’organismo atto a ripristinare la funzionalità sana e per resistere agli agenti aggressivi e alle influenze”. Herbert Shelton
L’approccio interventista è convenzionalmente il più diffuso nella società moderna. Medicina allopatica, erboristeria, naturopatia classica, omeopatia, come abbiamo visto nella maggioranza dei casi sono puramente focalizzate sull’eliminazione del sintomo.
Se dovessimo darne una definizione, il sintomo è un fenomeno organico che nel corso della vita si manifesta attraverso una situazione diversa dalla normalità. Si parla dell’insorgenza del dolore, o dell’infiammazione all’infuori del trauma, e che potrebbe quindi preludere o segnalare un eventuale stato di malattia o di squilibrio.
Come già avveniva anticamente, il sintomo viene a tutt’oggi tradotto in termini di anomalia, di stravaganza, di astrusità. Per la medicina allopatica, la salute è l’assenza di sintomi.
Tuttavia, con un cambio di paradigma, il sintomo non è il male, ma è un campanello d’allarme. È il segnale che l’organismo manifesta nel momento che qualcosa nella nostra vita è stato trascurato e che in qualche modo andrebbe corretto. È la reazione, la conseguenza naturale ed intelligente ad un problema che sta a monte.
La malattia, nel mondo odierno come in quello passato, viene definita ufficialmente come condizione abnorme dovuta ad un disturbo disfunzionale. Tradotto: incarna il male e non dovrebbe esistere.
Con questa misera prospettiva saremmo dunque paragonati a degli automi, dove ogni sintomo che richiama ad un “difetto” deve essere riparato o eliminato, costi quel che costi.
Se facciamo qualche passo indietro, ai tempi del già citato Cartesio, egli descrisse il collegamento dei muscoli al cervello come dei canali pieni di fluidi che funzionavano in base a principi idraulici. Quando Graham Bell inventò il telefono e le prime centraline, il sistema nervoso dell’uomo veniva comparato a dei cavi telefonici, con il compito di trasmettere le informazioni lungo tutto il corpo. Con l’invenzione dei primi elaboratori elettronici, osserviamo che la mente umana inizia ad essere descritta invece come un super-calcolatore.
Non avendo altri metri di giudizio, la scienza ci descrive di pari passo con l’avanzare della tecnologia. Si suppone che l’organismo potrebbe incorrere nel corso del tempo a difetti di fabbrica che minano l’efficienza e andrebbero sistemati, proprio come quando portiamo l’automobile in officina.
Eppure, non c’è errore più grossolano: la visione meccanicistica non fa altro che porre limiti e paraocchi, sminuendo la natura magica dell’uomo, che è chiaramente per noi ancora incompleta.
Che il rimedio possa avere successo o meno tutto avviene grazie ad un processo interiore, seppur stimolato esternamente: l’organismo guarisce grazie alle sue stesse risorse e nulla all’infuori di esso può prendersi il merito. Nella sua sensibile perfezione, il corpo umano ha caratteristiche uniche programmate per superare le difficoltà.
Il sintomo è l’espressione dell’intelligenza che sta a monte di esso; la vita punterà sempre alla salvaguardia dell’auto-efficienza e lotterà in tutti i modi pur di ripristinare il suo equilibrio interiore.
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