Nella filosofia igienista l’alimentazione occupa un posto di rilievo. Allo stesso modo, non ama le forzature o le regole imposte, ovvero rispetta le scelte individuali e le preferenze psicologiche senza estremizzazioni e restrizioni di sorta.
L’igienismo, quindi, non propone diete o programmi specifici, ma pone le basi su regole di comportamento generali, nel rispetto della biologia e della persona stessa che decide con consapevolezza ed autonomia.
L’alimentazione diventa la conseguenza di un cambiamento interiore: scelte individuali che si scostano dai prodotti poco sani e pericolosi, verso ciò che invece promuove salute e benessere per l’organismo.
La nutrizione, come ben sappiamo, è vitale per l’essere umano e per la sua permanenza e sviluppo sulla Terra. Tuttavia, le malattie legate al cibo sono diffuse oggi più che ieri, dimostrando forse che era meglio quando il cibo non era così abbondante come lo è oggi.
La trasformazione del cibo da mezzo di sussistenza a quello di conforto psicologico ha prodotto risultati devastanti. Il proliferarsi delle malattie ed esso collegate, in primis diabete, obesità e infiammazioni quali gastriti, ulcere ed ernie, sono spessissimo collegate anche a motivazioni di carattere psicosomatico, conseguenti solitamente all’eccessivo consumo di cibo scadente in qualità ed a comportamenti stressanti.
L’igienismo ci dice che è sano abituare l’organismo a non mangiare più del dovuto, a rispettare il senso di fame senza confonderlo con quello di appetito.
Per chi ha necessità di ritrovare il contatto perso con il cibo, è consigliabile innanzitutto misurare le porzioni nel piatto; così come non è sano mangiare gli alimenti direttamente dal suo contenitore (vedi la classica busta di patatine): andrebbero posti sempre nel piatto e in misura ridotta, in modo da tenere sotto controllo la quantità.
Mantenersi asciutti, ovvero non in sovrappeso, abbassa drasticamente le possibilità di incorrere in disfunzioni.
La masticazione deve essere lenta, e conviene non fare altro mentre si mangia (leggere, usare gli smartphone, guardare la TV, ecc…); è preferibile consumare il pasto in compagnia della famiglia o di persone piacevoli in generale.
Evitare di mangiare a forza se si hanno stati di tristezza, di rabbia o di ansia. Gustare il più possibile il cibo è di fondamentale importanza, è tutto ciò può avvenire solo se ci concentriamo su di esso, sul suo sapore, sulla sua composizione.
Metaforicamente parlando, il cibo rappresenta il contatto, lo scambio e l’assimilazione del “mondo esterno” a quello interiore. È mai successo che a seguito di una notizia non proprio buona, abbiamo smesso di mangiare senza avere più fame?
Ricordiamoci del detto “ingoiare il rospo”, quando siamo costretti ad accettare un fatto non pienamente gradito. Le emozioni, in definitiva, hanno l’abilità di giocare un ruolo essenziale sul metabolismo ed in tutte le funzioni dell’organismo, in misura minore o maggiore.
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